mercoledì 23 luglio 2008

Giornalismo, etica e politica

Come facciamo noi poveri lettori a sapere come porci di fronte alle notizie che ci propongono i giornali? Si perchè spesso dal tono non si capisce sempre se di cronaca o di commento si tratti, e più in generale le due cose non sono sempre distinguibili. Oggi al giornale radio è stato letto un cominicato USIGRai, in cui i giornalisti dichiaravano le preoccupazioni che le nuove norme sulle intercettazioni telefoniche possano ridurre le possibilità e il diritto degli italiani ad essere informati. Su come le intercettazioni siano state usate finora ci sarebbe moltissimo da dire, lo lascerò fare, per cominciare, a questo articolo di Polito tratto da il Riformista di oggi.

FASSINO E ROSSI? NON CI CREDO
di Antonio Polito

Che fa un povero giornalista come me, che non frequenta procure,
questure e centri di ascolto, quando piove dal cielo l'ennesimo
scandalo? Come fa a decidere se deve trattarlo come una bufala o come
una cosa seria? La risposta è: va d'istinto. Si fida del buon senso.
Si lascia guidare da un dettaglio, da un nome, da una circostanza.
Leggendo la lunga tavarolata di ieri su Repubblica, il dettaglio che
mi è saltato agli occhi è il seguente: Piero Fassino e Nicola Rossi
che gestiscono a Londra l'Oak fund (il fondo Quercia), dove l'ormai
mitica maxi-tangente pagata da Colaninno ai Ds sarebbe approdata dopo
essere passata «nella pancia di trecento società in giro per
l'Europa». Ora io conosco un po' Piero Fassino, e un po' meglio
Nicola Rossi. E so per certo che la cosa è impossibile. Non perché
scommetta sulla loro onestà, cosa che pure faccio e che ieri hanno
fatto in tanti. Ma perché vi posso assicurare che se la Quercia
avesse davvero avuto un tesoro all'estero, non l'avrebbe mai affidato
a Fassino e Rossi. Il primo è un frenetico piemontese che non sta
fermo un minuto, che pensa solo alla politica, s'inebria di
interviste e di passioni: avrebbe difficoltà a gestire le rate del
mutuo di casa, figurarsi un fondo all'estero. Il secondo, poi, è un
mite gentiluomo meridionale che vive del suo, un intellettuale della
Magna Grecia del tutto privo di quella fedeltà alla Causa, perinde ac
cadaver, che sarebbe necessaria perché gli fosse affidata la chiave
della ditta. Voglio essere sincero fino in fondo: ci fossero stati
altri due nomi, al posto di quelli, (che so, Caio e Sempronio, e
sostituite pure voi lo pseudonimo con i nomi che vi vengono in mente)
avrei dubitato. Ma Fassino e Rossi no. Per favore.

Il dettaglio falso. Mi è successa qualcosa del genere qualche
settimana fa, quando uscì la falsa intercettazione in cui Berlusconi
parlava della Carfagna con Confalonieri. Anche lì, subito una nota
stonata. Il falso Berlusconi diceva: preferirei farmi un altro lodo
Mondadori che farmi..., i puntini seguono per decenza. Ecco,
immaginare che all'uomo, al culmine di una rievocazione erotica,
venisse in mente il lodo Mondadori, mi era impossibile. E infatti non
era vero.
Stessa cosa mi accadde con l'altro presunto scandalo Telekom Serbia,
quando il Giornale pubblicò le rivelazioni di un tizio secondo il
quale anche lì Fassino, con Prodi e Dini, aveva intascato fior di
tangenti. E anche lì un particolare stonato. La gola profonda diceva
che il nome in codice di Fassino, ai tempi della dazione,
era «Cicogna». Ora io sapevo con certezza che il primo a disegnare
Fassino come una cicogna era stato il vignettista del Riformista del
tempo, Roberto Perini, e che i fatti in questione risalivano a prima
della nascita di questo giornale. «Cicogna» era dunque una citazione
anacronistica. Scommisi subito per la balla. Di balla si trattava.
Buon senso dice che se un dettaglio è clamorosamente falso, l'intera
storia puzza. È ciò che sospetto. E mi domando: se balza agli occhi
di un povero giornalista, perché non balza agli occhi di un
giornalista ricchissimo di fonti, di notizie e di mezzi? (E, tra
parentesi, ma perché ve la prendete sempre con Fassino?).

Continua...

lunedì 21 luglio 2008

Robin e io

Vi ricordate della prima volta che avete visto le avventure a cartoni della volpe Robin Hood? mi ricordo la canzoncina che canta il gallo menestrello come se l'avessi sentita ieri! Ah che tempi di poche preoccupazioni, in cui vedere una volpe che tira con l'arco e va in giro vestita non ci suscitava alcuna obiezione! Chissà se anche Giulito Tremonti ha guardato e apprezzato questo ottimo film Disney! Certo è che il grido "prendere ai ricchi per dare ai poveri" gli è entrato nel cuore e dopo la detassazione degli straordinari e l'abolizione dell'ICI, che difficilmente avrebbero potuto avere un nome attinente ad un qualche cartone Disneyano o meno con conseguente ridotto appeal, ha pensato di fare una tassa chiamata Robin Hood! Anzi, Robin tax che è in inglese e testimonia internazionalizzazione (anche se è una tassa nazionale, ma perchè perdere quest'occasione? magari altri prenderanno esempio da noi?!?)

Vi chiederete, chi sono io per criticare questa ardita scelta nominativa, in fondo è un po' come quando un tuo amico dà un nome ridicolo al suo pargolo, che ci puoi fare? Sorridi e speri che tutto vada per il meglio, nome a parte. Per questo con tutta la fiducia di cui sono capace mi sono messa a leggere il più possibile di questa Robin Hood tax e ho capito alcune (poche) cose che vorrei condividere:
  1. la Robin tax è costituita da un'addizionale Ires variabile per settore (nel caso di petrolio, energia e gas è pari al 5,5 per cento e riguarda le società di capitali che abbiano conseguito nel periodo di imposta precedente ricavi superiori a 25 milioni; con l'addizionale del 5,5 per cento l'aliquota complessiva torna dunque alla misura del 33 per cento. Si tratta in pratica dell'aliquota Ires in vigore fino al 2007, prima della riduzione disposta dalla Finanziaria 2008 del governo precedente.
  2. la ratio alla base della tassa è che una misura equa (colpisce i pochi, super ricchi petrolieri per dare ai meno abbienti) ed efficiente (riduce gli extra profitti che stanno facendo le compagnie in questa fase di forte aumento dei prezzi dei carburanti) per reperire risorse;
  3. ma la misura non è poi così equa-> infatti il “Fondo di solidarietà per i ceti meno abbienti”, che dovrebbe finanziare una carta acquisti per alleggerire l’onere di acquisto dei beni alimentari e il costo delle bollette per i cittadini che versino in stato di bisogno è alimentato per il solo 2008 e per soli 200 milioni di euro, meno del 10 per cento del gettito atteso dalla Robin tax in quell’anno. Se anche fosse vero che si preleva ai ricchi, è certo che non si ridistribuisce a i poveri. (Fonte Lavoce.info)
  4. non è nemmeno granchè efficiente -> non tassa gli extra-profitti, ma gli utili conseguiti nell'anno precedente e quindi potrebbe effetti negativi sugli investimenti interni e dall'estero
Forse però, a parte la Robin tax c'è qualcosa da salvare nelle mosse ardite del nostro Ministro dell'Economia? Per chi ha tempo suggerisco la lettura di questo articolo tratto da Lavoce.info, che insieme agli articoli recenti del Sole24Ore ha "informato" colei che vi scrive. Lì come sempre si dice tutto meglio, di seguito tento una sintesi efficace.

  1. (Per noi soci COOP in particolare) Sono aumentate le tasse sulle cooperative, specialmente quelle di consumo, portando dal 70 al 45 per cento la quota di esenzione riconosciuta agli utili destinati a quelle riserve indivisibili che le connotano come enti mutualistici. Viene anche aumentata la ritenuta alla fonte sugli interessi relativi ai prestiti dei soci dal 12,5 al 20 per cento
  2. l'abolizione dell'ICI ha eliminato l'unica fonte tributaria autonoma dei comuni, che ora doranno pietire e negoziare i traferimenti centrali; inoltre si perde la funzione di controllo dell'amministrazione, poichè l'elettorato non risponde più alle variazioni dell'ICI (supponiamo che un Comune stabilisca un aumento dell'ICI ma risistemi il centro storico; oppure aumenti le tasse ma non dimostri efficienza. Ora andremo a votare senza poter rinfacciare un uso sconsiderato delle risorse locali). Inoltre è un provvedimento fortemente regressivo! (Avvantaggia molto di più i ricchi dei poveri)
  3. la detassazione degli straordinari potrebbe avere degli effetti distorsivi sul mercato del lavoro. Inoltre aumenta la complessità segmentando la tassazione dei redditi di lavoro differenziandola a seconda che provengano da lavoro ordinario o straordinario, da lavoro straordinario pubblico o privato, da lavoro supplementare relativo a contratti stipulati prima o dopo una certa data.
Il governo ha messo in atto una serie di manovre che parlano di redistribuzione ma che nei fatti sembrano non avvantaggiare affatto chi è più povero. Non solo, se si discute di come la nostra sicurezza migliorerà con 3000 militari per le strade, allo stesso tempo si tagliano le risorse per le forze di polizia. A provvedimenti strutturali si sembrano preferire misure più di facciata.

Continua...

giovedì 10 luglio 2008

E' la libertà di critica che contraddistingue la democrazia

Sono d'accordo con la lettura che Marco Travaglio fa sull'Unità della manifestazione di Piazza Navona. Si può discutere sull'opportunità o meno di mescolare politica e comici ma concordo che - riporto dall'articolo, che potete leggere integralment sul blog di Travaglio-Gomez-Corrias - " Per la prima volta si sono fuse in una cinque piazze che finora si erano soltanto sfiorate: quella di Di Pietro, quella di molti elettori del Pd, quella della sinistra cosiddetta radicale, quella dei girotondi e quella dei grillini, non sempre sovrapponibili. E un minimo di rigetto era da mettere in conto. Ma è stata una bella piazza plurale, sia sotto che sopra il palco: idee, linguaggi, culture, sensibilità, mestieri diversi, uniti da un solo obiettivo. Cacciare il Caimano. Le prese di distanza e i distinguo interni, per non parlare delle polemiche esterne, sono un prodotto autoreferenziale del Palazzo (chi fa politica deve tener conto degli alleati, delle opportunità, degli elettori, di cui per fortuna gli artisti e i giornalisti, essendo “impolitici”, possono tranquillamente infischiarsi). La gente invece ha applaudito Grillo e Sabina come Colombo (anche quando ha chiesto consensi per Napolitano), Di Pietro, Flores e gli altri oratori, ma anche i politici delle più varie provenienze venuti a manifestare silenziosamente. Applausi contraddittorii, visto che gli applauditi dicevano cose diverse? Non credo proprio. Era chiaro a tutti che il bersaglio era il regime berlusconiano con le sue leggi canaglia, compresi ovviamente quanti non gli si oppongono"
A questo punto Travaglio si chiede come mai questa percezione non sia emersa sulla stampa, come abbiamo potuto vedere sui giornali nazionali. La sua risposta è che "...viviamo tutti nel Truman Show inaugurato 15 anni fa da Al Tappone, che ci ha imposto paletti (anche mentali) sempre più assurdi e ci ha costretti, senza nemmeno rendercene conto, a rinunciare ogni giorno a un pezzettino della nostra libertà. Per cui oggi troviamo eccessivo, o addirittura intollerabile, ciò che qualche anno fa era normale e lo è tuttora nel resto del mondo libero (dove tra l’altro, a parte lo Zimbabwe, non c’è nulla di simile al governo Al Tappone). In Italia l’elenco delle cose che non si possono dire si allunga di giorno in giorno. Negli Stati Uniti, qualche anno fa, uscì senz’alcuno scandalo un libro di Michael Moore dal titolo “Stupid White Man” (pubblicato in Italia da Mondadori…), tutto dedicato alle non eccelse qualità intellettive del presidente Bush. Da dieci anni l’ex presidente Clinton non riesce a uscire da quella che è stata chiamata la “sala orale”."
Per finire con la Guzzanti: "Poi c’è Sabina. Che ha fatto, di tanto grave, Sabina? Ha usato fino in fondo il privilegio della satira, che le consente di chiamare le cose con il loro nome senza le tartuferie e le ipocrisie del politically correct, del politichese e del giornalese: ha tradotto in italiano, con le parole più appropriate, quel che emerge da decine di cronache di giornale sulle presunte telefonate di una signorina dedita ad antichissime attività con l’attuale premier, che poi l’ha promossa ministra."
Se ci scandalizziamo per Piazza Navona significa che Al Tappone ha ragione. E allora è giusto che ce lo teniamo.

Continua...

mercoledì 9 luglio 2008

Non è un paese per donne

Ieri mi sono persa la cronaca in diretta della manifestazione anti Berlusconi organizzata dall'Italia dei Valori. Ho avuto da fare, capita anche ad una blogger indefessa come me. In ogni caso prima di andare a letto, visto che ero stata pure ad uno spettacolo a Venezia, mi sono chiesta cosa mai mi fossi persa, quasi anticipando quello che avrei scoperto questa mattina. Stamattina apro Repubblica e cosa scopro? Che l'Italia non è nemmeno più un paese per donne!


Innanzitutto, più che raccontarmi delle prove incontrovertibili dell'incostituzionalità delle azioni del Cavaliere, mi sono trovata a leggere delle invettive contro Mara Carfagna da parte di Sabina Guzzanti, che molti di noi ricordano con piacere nelle vesti di Valeria Marini mentre parla del suo parrucchiere/stilista Pascal sulla tv di qualche anno fa (Pippo Chennedy show per esempio). Di Sabina si possono dire molte cose: come attrice comica e imitatrice è assolutamente geniale e brillante, ha saputo imitare tutti, uomini e donne, con intuito e ironia. Come arringatrice di folle, come dimostra la performance di ieri, non ha nulla da invidiare a Beppe Grillo, il che francamente è tutto dire. Come donna però mi ha stupito e un po' deluso. Vista la mia età non posso certo dirmi una femminista della prima ora, ma non riesco a non considerarmi lo stesso un po' femminista anch'io, per cui mi chiedo perchè una donna brava e capace, ma soprattutto orgogliosamente e apertamente intelligente come la Guzzanti, si lasci trascinare in un'invettiva maschilista e offensiva contro un'altra donna. tirando fuori il più trito dei luoghi comuni. Mara Carfagna fa politica dal 2006 ed è diventata ministro della Repubblica nel 2008, ha fatto la soubrette e le foto nuda e ha certamente intrattenuto rapporti di svariata natura con le persone che la circondano. Ma più che sentirmi offesa come donna perchè lei è Ministro (non ho affatto l'idea che il governo rappresenti il meglio in quanto a tipi umani, nè questo, nè i precedenti) mi sento offesa come donna quando un'altra donna porta avanti le accuse contro cui tutte le donne che hanno fatto carriera si sono dovute scontrare. Vere o false che siano non ha importanza.

Non siete stufe di sentire che Tizia è dov'è perchè si è fatta questo o quell'altro? Che visione maschilista del mondo che hanno le donne per aver così interiorizzato che la chiave del successo sono gli uomini! Non ditemi che sono una sognatrice senza senso della realtà, lo vedo anch'io che il mondo è in mano agli uomini! Ma di certo le cose non cambieranno finchè non ci sottrarremo al bieco gioco delle accuse infamanti, e pretenderemo invece di vedere risultati con cui giudicarci apertamente e con una metrica realistica. Diamine, offendiamoci perchè la nostra Ministra per le pari opportunità ha detto di non ritenere che l'integrazione degli omosessuali sia una questione importante, ma non lasciamoci trascinare in invettive da bar! Il mio non è certo moralismo, anzi è proprio il contrario: da un professionista si vuole che sia bravo, non che sia integerrimo, a meno che non sia donna. Quanti avvocati o medici uomini hanno amanti più o meno nascoste senza per questo perdere faccia o clienti?

Da donna dico alla donna Carfagna che è meglio che prenda sul serio l'onore che ha avuto e si dia da fare, sicura che almeno da parte mia sarà giudicata per quello che farà e dirà come Ministro e non per quello che fa nel suo privato per quanto fastidioso, sbagliato, incredibile o dannoso per lei. E sempre da donna, dico alla donna Guzzanti che quel tono non si addice ad una persona che spera di cambiare le cose. Abbassandosi all'invettiva risponde con la stessa moneta che usano le persone che critica, dimostra che nemmeno lei crede davvero che ci sia un'altra via, che lo scontro di civiltà sia possibile.
Ci lamentiamo che la politica è un luogo inospitale per noi donne, ma non facciamo nulla per cambiare le cose e continuiamo ad infangarci reciprocamente tra avversarie senza capire che la chiave per lo scontro è accettare che il nostro avversario ha i titoli per battersi con noi. Questa presunta superiorità che mette in bocca queste parole ad una donna che in altre occasioni ho avuto modo di stimare è la vera cosa odiosa di questa situazione.

Continua...

martedì 8 luglio 2008

Non è un paese per giovani

Siamo governati da vecchi, e questo lo sappiamo. La nostra è una società bloccata, e questo lo sappiamo. Tuttavia, per evitare che le proposte dei giovani siano prese come pretesto che nasconde il fine di sostituirsi ai vecchi al potere, dobbiamo identificare e rendere esplicito cosa non va nella società oggi e cosa ci proponiamo (sono giovane da molti anni, ormai, e credo che lo sarò per sempre, anche senza la fonte dell'immortalità, contando sul fatto che ogni 5 anni la soglia dell'età adulta viene spostata di 5 anni!) di fare per modificare tali condizioni.

Nei concorsi universitari passa sempre l'affiliato al professore più forte o a cui "tocca", in politica la casta si riproduce per cooptazione, nelle pubbliche amministrazioni si entra per concorsi (o trucchetti) che non sono in grado di valutare il merito e per riuscire nelle imprese le idee contano meno degli appoggi.

Una società con tali caratteristiche non ha scampo nella competizione internazionale, ma soprattutto non è una società giusta. Ogni individuo dovrebbe essere giudicato per le proprie azioni e non per il colore della pelle, per la propria religione o… per le persone che conosce! Certo, non bisogna incorrere nell'eccesso opposto per cui le competenze tecniche superano tutto il resto. Mi spiego: un ricercatore eccezionale può non essere in grado di governare una struttura di ricerca o gestire un gruppo di lavoro e una persona che supera brillantemente un concorso per dirigenti della pubblica amministrazione può non essere in grado di relazionarsi positivamente con il personale. Che la struttura metta in atto una serie di strategie per "conoscere" i candidati ha una sua giustificazione, ma che un dottore meriti il posto di primario perché è iscritto ad un partito, questo mi sembra troppo!
Mi è capitato spesso di andare all'estero per lavoro e mi ha sempre fatto piacere (e un po' di invidia) vedere a capo di uffici, imprese, servizi, dipartimenti universitari, persone che non hanno ancora 40 anni.

Ovviamente i giovani non sono migliori dei vecchi, ed è chiaro che non tutti i giovani sono innovativi (mia moglie mi dice sempre che sono un tradizionalista!) ma un maggior numero di persone giovani nelle organizzazioni contribuirebbe a rendere le stesse organizzazioni più flessibili, più pronte al cambiamento e, in definitiva, più efficienti. Una società in cui fa strada solo chi è "amico di qualcuno" non avrà la capacità di abbandonare la strada vecchia per la nuova qualora questa diventi troppo impervia.

Ma ciò che più mi interessa ora è far notare come la presenza dei giovani debba essere considerata una misura della cessazione di perverse dinamiche di conservazione. Ciascuno tende a tenere i propri privilegi per sé, e coloro che hanno molti privilegi sono in generale vecchi. Se molti giovani entrassero nei meccanismi delle istituzioni forse vorrebbe dire che le istituzioni e le organizzazioni non sono fossilizzate su dinamiche interne di potere e potrebbero meglio perseguire i loro fini istituzionali. Il sindacato potrebbe occuparsi meno di come mantenere il proprio potere politico e più dei diritti dei lavoratori, i parlamentari potrebbero ricominciare a fare leggi per il bene pubblico e non per proteggere se stessi, e così via.

La "frattura" generazionale è uno degli elementi sui quali agire per perseguire il cambiamento. Altri ne analizzeremo… prossimamente, su questo blog!"

Continua...

venerdì 4 luglio 2008

Prova di post espandibile

Da adesso in poi saremo più ordinati e tutti i post vi appariranno così!

Continua...

Nuovo nome


Cari lettori,

da oggi questo blog riprende il suo nome della prima ora, con in più un motto che chiarisce il perchè di questo ritorno alle origini. Se la delusione serpeggia, c'è ancora gente in giro che ha voglia di scambiare i suoi pensieri, frustrazioni e ideali per costruire il partito nuovo che volevamo! Per aumentare la nostra potenza di fuoco il gruppo si allarga a nuovi autori e nuove iniziative concrete che vi sveleremo pian piano!
Buona lettura e benvenuti su (ri)costituendo!

Continua...

giovedì 3 luglio 2008

Bentornata Ingrid!


Finalmente Ingrid Betancourt è libera!!! Non so immaginare cosa potrà voler dire per lei e la sua famiglia il momento in cui si riabbracceranno di nuovo! Una donna coraggiosa che ha sopportato 6 anni di prigionia, ora è libera di tornare ai suoi cari. "Aspiro ancora alla carica di presidente della Colombia" ha detto una volta libera, senza dimenticare gli altri ostaggi in mano alle Farc "Lotteremo insieme finché non saranno liberati, la comunità internazionale ci può aiutare". Poi ha esortato le Farc e il loro nuovo capo, Guillermo Leon Saenz, a «comprendere che questo è un momento storico e fare politica abbandonando le armi».

Bentornata Ingrid!!!

Continua...

mercoledì 2 luglio 2008

Un Eco di civiltà


Riporto la lettera che Umberto Eco ha scritto a Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi, promotori della manifestazione dell'8 luglio in Piazza Navona, che ho trovato su Repubblica di oggi.

-----------------------------------
Cari Amici,
mentre esprimo la mia solidarietà per la vostra manifestazione, vorrei che essa servisse a ricordare a tutti due punti che si è sovente tentati di dimenticare:

1) Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare.

2) Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce alta ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia perché questo è il mandato che ha ricevuto dai cittadini. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia.

Umberto Eco
----------------------------------------

Proprio per continuare a reagire a voce alta ma democraticamente alle proposte che riteniamo sbagliate del governo vi invito a firmare la petizione contro la schedatura etnica portata avanti da Everyonegroup, che trovate QUI
Insieme ad Anne's door è un sito che si occupa di diffondere le notizie che i giornali non riportano legate ai rom, alla nostra convivenza in Italia e nel mondo.
Vi consiglio di inserirli tra i vostri segnalibri.

Alla lettera di Eco, in un atto di sconsiderata superbia, aggiungerei un punto...
Quando le persone smettono di desidere di essere informate e di salvaguardare i mezzi per continuare ad informarsi, allora la democrazia è in pericolo.

Chissà se Eco sarebbe d'accordo...

Continua...