giovedì 10 luglio 2008

E' la libertà di critica che contraddistingue la democrazia

Sono d'accordo con la lettura che Marco Travaglio fa sull'Unità della manifestazione di Piazza Navona. Si può discutere sull'opportunità o meno di mescolare politica e comici ma concordo che - riporto dall'articolo, che potete leggere integralment sul blog di Travaglio-Gomez-Corrias - " Per la prima volta si sono fuse in una cinque piazze che finora si erano soltanto sfiorate: quella di Di Pietro, quella di molti elettori del Pd, quella della sinistra cosiddetta radicale, quella dei girotondi e quella dei grillini, non sempre sovrapponibili. E un minimo di rigetto era da mettere in conto. Ma è stata una bella piazza plurale, sia sotto che sopra il palco: idee, linguaggi, culture, sensibilità, mestieri diversi, uniti da un solo obiettivo. Cacciare il Caimano. Le prese di distanza e i distinguo interni, per non parlare delle polemiche esterne, sono un prodotto autoreferenziale del Palazzo (chi fa politica deve tener conto degli alleati, delle opportunità, degli elettori, di cui per fortuna gli artisti e i giornalisti, essendo “impolitici”, possono tranquillamente infischiarsi). La gente invece ha applaudito Grillo e Sabina come Colombo (anche quando ha chiesto consensi per Napolitano), Di Pietro, Flores e gli altri oratori, ma anche i politici delle più varie provenienze venuti a manifestare silenziosamente. Applausi contraddittorii, visto che gli applauditi dicevano cose diverse? Non credo proprio. Era chiaro a tutti che il bersaglio era il regime berlusconiano con le sue leggi canaglia, compresi ovviamente quanti non gli si oppongono"
A questo punto Travaglio si chiede come mai questa percezione non sia emersa sulla stampa, come abbiamo potuto vedere sui giornali nazionali. La sua risposta è che "...viviamo tutti nel Truman Show inaugurato 15 anni fa da Al Tappone, che ci ha imposto paletti (anche mentali) sempre più assurdi e ci ha costretti, senza nemmeno rendercene conto, a rinunciare ogni giorno a un pezzettino della nostra libertà. Per cui oggi troviamo eccessivo, o addirittura intollerabile, ciò che qualche anno fa era normale e lo è tuttora nel resto del mondo libero (dove tra l’altro, a parte lo Zimbabwe, non c’è nulla di simile al governo Al Tappone). In Italia l’elenco delle cose che non si possono dire si allunga di giorno in giorno. Negli Stati Uniti, qualche anno fa, uscì senz’alcuno scandalo un libro di Michael Moore dal titolo “Stupid White Man” (pubblicato in Italia da Mondadori…), tutto dedicato alle non eccelse qualità intellettive del presidente Bush. Da dieci anni l’ex presidente Clinton non riesce a uscire da quella che è stata chiamata la “sala orale”."
Per finire con la Guzzanti: "Poi c’è Sabina. Che ha fatto, di tanto grave, Sabina? Ha usato fino in fondo il privilegio della satira, che le consente di chiamare le cose con il loro nome senza le tartuferie e le ipocrisie del politically correct, del politichese e del giornalese: ha tradotto in italiano, con le parole più appropriate, quel che emerge da decine di cronache di giornale sulle presunte telefonate di una signorina dedita ad antichissime attività con l’attuale premier, che poi l’ha promossa ministra."
Se ci scandalizziamo per Piazza Navona significa che Al Tappone ha ragione. E allora è giusto che ce lo teniamo.

7 commenti:

Caterina Cruciani ha detto...

Della differenza tra satira e politica si parlerà a lungo, soprattutto dopo le mille interpretazioni e contro interpretazioni che si sono date della manifestazione di Piazza Navona. Se davvero la libertà di critica contraddistingue la democrazia, lasciatemi criticare Travaglio, Grillo e la Guzzanti in pace! Anche perchè Travaglio si difende sul suo blog, la Guzzanti scrive al Corriere per spiegare perchè lei può fare e dire quello che vuole, per far capire alla gente che si può criticare il potere... Che situazione paradossale!?! Mi sono convinta che la difficoltà di alcune battaglie stia nel convincersi che stanno davvero accadendo: Berlusconi, di nuovo? leggi ad personam, di nuovo? Ma signori miei, la maggioranza degli italiani l'ha votato!?! Sono d'accordo con chi dice che molte verità sono state occultate, ma denigrare e dimostrare questo atteggiamento di distaccata presunzione, per cui tutto dico e tutto faccio perchè solo io ho capito dove sta la verità non ci aiuterà a vincere la battaglia che entrambi (Travaglio &co. da un lato, io e gli altri come me dall'altro)stiamo combattendo! Anzi! Ma io sono fino in fondo per la libertà di parola, per cui che Sabina e compagnia cantante insultino pure chi vogliono! Ma lasciatemi dire che questo strascico di show fa più bene a loro e alla loro popolarità come personaggi (non dissimile da quella di protagonisti del grande fratello ripresi a picchiarsi per l'ultimo pezzo di pizza)che all'obiettivo che dicono di voler portare avanti: la liberazione dell'Italia dal Caimano.
e mentre loro usavano parole colorite, è passato il lodo Alfano... almeno la soddisfazione di aver scodellato la verità al popolo italiano?... magra, magra consolazione!

Unknown ha detto...

Se l'esito della manifestazione era nelle premesse, la cosa che più dovrebbe preoccupare è la reazione di Veltroni, che Grillo, intelligentemente, ha linkato sul suo sito.
Dice Veltroni: Di Pietro deve scegliere fra Grillo/Travaglio ed un "recinto razionale, riformista, intellettuale".
Veltroni dovrebbe sapere che una quota dei suoi elettori non gradisce entrare in alcun recinto (quello serve per i pecoroni), e che è lui che deve dimostrare ai suoi militanti la razionalità della sua linea politica.
Padellaro che tifa per Napolitano, Moretti che dice che era meglio lui... dov'è il dibattito sulle cose, sui problemi? Siamo tornati ai geometrismi della prima repubblica? Ah, già, tiriamo su firme per i "salari"...

Marco Sacco ha detto...

Cara Silvia, riportare le parole di Travaglio sembra voler esprimere un accordo con lui. Io, sono d'accordo su tutto ciò che dice, su tutto ciò che è stato detto in piazza, salvo le ingiurie ingiustificate contro la Ministra Carfagna. Non mi risulta che sian provato che Mara abbia succhiato l'uccello a Silvio, né che questo sia stato il motivo per cui lei è diventata ministra. Sono invece d'accordo con Caterina quando dice che giudicherà la Carfagna per il suo lavoro da Ministra.

Raffaele Bertoldo ha detto...

A proposito della Guzzanti.
E' vero che il giullare è l'unico che può prendersi gioco del re, ma entro i limiti consentiti dall'ordinamento e dall'onestà intellettuale. Nel caso della Guzzanti, si farà probabilmente legittimo ricorso al codice penale, sussistendo tutti gli elementi integranti il reato di diffamazione.
A prescindere dalle considerazioni sui risvolti giudiziari della faccenda, devo dire che la Guzzanti e le sue offese da bar mi hanno ricordato Berlusconi e Bossi, sia nei metodi, sia nei contenuti.
Perché la comica non ha fatto lo stesso tipo di considerazioni su altri ministri, all'evidenza inidonei a ricoprire il ruolo, forse anche di più della Carfagna, che almeno - per quanto possa servire - una laurea in legge ce l'ha?
Sarà qualche presunta intercettazione di dubbia e, a quel momento, non verificata provenienza ad aver fatto la differenza? Ne dubito. La differenza l'ha probabilmente fatta un certo retaggio culturale: se una donna non merita di raggiungere una posizione, la raggiunge solo in cambio di un certo tipo di prestazioni...
Può anche essere che la Guzzanti abbia ragione sul percorso che ha portato alla nomina della Carfagna, ma ciò non può incidere sul rispetto e nella valutazione di un ministro della Repubblica. La Carfagna deve essere valutata per quello che dimostrerà si saper fare o non fare.
In realtà, il problema vero è che in Italia, a destra e sinistra, poche volte chi ricopre il ruolo di ministro o sottosegretario ha le capacità tecniche e politiche per farlo. Si pensi, ad esempio, alla disinvoltura con cui nella prima Repubblica si passava da un ministero all'altro (oggi sono alla giustizia, domani alla sanità, poi vedremo...), oppure ai ministri degli esteri degli ultimi 15-20 anni, tra i quali probabilmente solo Frattini sapeva parlare almeno una lingua oltre all'italiano.
E poi, c'è differenza nella scelta di un ministro per le prestazioni sessuali, piuttosto che per ragioni spartitorie, militanza partitica, pacchetti di voti, equilibri di potere? Se il criterio non è il merito, ogni altra modalità di scelta presenta le stesse identiche incognite circa il risultato sostanziale. C'è il rischio, ad esempio, che si faccia l'indulto senza un'amnistia, costringendo i giudici a celebrare inutilmente i processi...

Unknown ha detto...

Caro Raffaele, da un piano letteralmente più basso rispetto al tuo ti potrei rispondere così.
Sono le istituzioni necessarie o semplicemente funzionali al funzionamento della democrazia?
E' la copertura di incarichi istituzionali da parte di una determinata persona necessaria o contingente?
Ora, per me valgono le seconde risposte: un ministero deve esistere se serve e MC è contingentemente, non necessariamente, ministro delle PU.
Come contingentemente il grande Alexander Dubcek fu segretario generale del PCC ed Ottaviano Del Turco è, per il momento, presidente della regione Abruzzo.
Il percorso fatto per arrivare all'incarico non è “neutro”: perché lo dovrebbe essere, visto che parliamo di contingenze e non di necessità?
Un ministro non autorevole non rischia di travolgere l'istituzione che ricopre?
La satira serve per ricordare a chi è al potere la propria...contingenza, è per definizione qualcosa di basso: può non divertire, come nel caso dell'altro giorno, ma il problema resta. Resta anche constatando che le intenzioni di chi ha messo in giro le intercettazioni non sono senz'altro commendevoli.

Raffaele Bertoldo ha detto...

Caro Marco,
hai ragione su funzionalità delle istituzioni e contingenza delle cariche. E anche sul fatto che i percorsi non siano "neutrali". Proprio per questo bisogna indignarsi allo stesso modo per tutti i percorsi non meritocratici: se l'istituzione serve e chi ricopre la carica è inadeguato...

Raffaele Bertoldo ha detto...
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