mercoledì 6 agosto 2008

Ospite estivo

Vi riporto su sua richiesta un breve scritto di Paolo Cuman sulla sua esperienza nel PD. Come lui molti di noi si sono sentiti un po' a disagio nella deriva che ha preso il partito, ma per ragioni spesso diverse in molti non sono riusciti o non hanno voluto mollare...

Il punto è capire perchè si vuole continuare e costruire su questo la nostra azione all'interno del PD; personalmente non resto perchè mi infastidisce che i "vecchi" ce l'abbiano vinta e restino soli nei loro piccoli feudi patetici, quanto perchè credo che questo paese meriti un progetto migliore!

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L'AUTOBUS

Da mesi faccio un sogno, un sogno ricorrente, un sogno che più si ripete, più diventa incubo.
Sono alla fermata di un autobus, a ogni ripetersi del sogno, in maniera sempre più ossessiva, ricontrollo, l'ora, la destinazione, il numero dell'autobus, il percorso, il mio biglietto, chiedo e richiedo conferma su tutto a chi con me aspetta, quando salgo non contento , chiedo ancora al conducente, ai passeggeri, tutto sembra apposto è il mio Autobus quello che aspetto da una vita.
Di posti a a sedere neppure l'ombra, ma non importa le mie ginocchia doloranti sono abituate a fatiche peggiori, è poi la comitiva è allegra, simpatica, socievole, tutto sembra essere perfetto come mai avevo sperato, ma non passa molto tempo, che la mia attenzione e quella di altri si sposta all'esterno, al percorso, non è quello che ci aspettavamo, i luoghi che attraversiamo sono diversi, le fermate cambiate, chiediamo spiegazioni, ci dicono cortesemente che c'è qualche cambiamento, qualche inevitabile deviazione, ma che la meta non cambia, che è sempre e solo quella scritta chiaramente sull'autobus stesso
Aspettiamo fiduciosi, solo un po più attenti, ma il percorso è sempre meno riconoscibile, sempre meno conciliabile con la nostra meta, discutiamo, chiediamo, veniamo zittiti, i più esagitati, chiedono di scendere, io resto, contino a sognare.
Ma come ogni buon sogno ricorrente, ogni volta cambia, a volte di poco altre di molto, dalle prime volte ad esempio i passeggeri si sono via via rarefatti, volti, voci, spesso i più interessanti e simpatici sono scomparsi, non si presentano nemmeno più alla fermata, dentro all'autobus l'allegria non è più la stessa, anzi l'allegria si trasforma subito in ansia, rimanere in piedi per tutto il viaggio diventa più faticoso e per le mie ginocchia, sempre più doloroso, perché se tutto cambia una cosa sembra inamovibile, i passeggeri seduti, “Loro” sono sempre gli stessi, al massimo cambiano di posto, qualcuno sulla destra si sposta alla sinistra e così via, ma le facce, calme, riposate, sicure, sono sempre inevitabilmente quelle.
I passeggeri seduti, non sembrano molto interessati ai problemi nostri, dei passeggeri in piedi, del percorso della meta “loro” parlano poco, “loro sanno” rispondono al massimo con compiacenza , ma spesso con fastidio, alle nostre continue e assillanti domande su dove andiamo sul perché la meta sembra sempre allontanarsi, parlano sempre di più tra loro, evitando quando possono di guardarci e di farci partecipi delle loro discussioni, ormai dichiaratamente non interessati alle nostre.
E io? io continuo a svegliarmi di soprassalto, sempre più stanco sempre più nauseato, ma inevitabilmente torno a sognare, a salire sull'autobus a contare chi è tornato e a ricordare quelli che mancano all'appello, vedo il fastidio nelle face dei “seduti” quando salgo, quando altri di “noi” salgono,, sento i loro commenti, ma chiedo testardo ancora conferma della destinazione, ricevo risposte sempre più laconiche, a volte ironiche , a loro, ai “seduti” evidentemente la destinazione interessa poco quello che conta è il viaggio in se stesso, l'esserci e l'esserci tra I “seduti” a volte mi chiedo se pagano il bigletto, forse sono abbonati ma non ho visto mai nessun controllore controllarli, il biglietto lo chiedono solo a noi che siamo sempre in piedi, chissà forse l'unico modo per arrivare alla destinazione scritta sull'autobus, è legata a loro alla loro presenza, forse bisogna farli scendere, farli scadere tutti , e allora può anche essere che si arrivi finalmente alla meta, magari ritornando a prendere quelli che si sono stancati e che non vengono neanche più alla fermata, ma so che mi aspetta un altro sonno poco riposante, un altro sogno, un altro incubo, forse devo pensare di rinunciare a salire in quell'autobus, forse si, forse questa volta me ne strò comodo a casa, ma poi penso alle facce contente dei “seduti” nel vedere finalmente la fermata deserta, l'autobus comodo, “solo posti a sedere” e allora mi alzo e mi incammino verso la soita fermata, sperando tanto di trovare buona e numerosa compagnia, come la prima volta , mi pare fosse il 14 ottobre dell'anno passato.

Paolo cuman
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2 commenti:

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Si Caterina sono d'accordo il PD deve crescere e per farlo deve rinnovarsi nei personaggi che lo compongono. Ciao e buon pomeriggio :-))

cuman ha detto...

aterina la motivazione del mio "restare" è la stessa che hai tu, la stessa che ho sentito anni fa per Alleanza democratica, poi per i Comitati Prodi, e poi per il Primo Ulivo, allora me ne sono andato perchè non reggevo più le facce dei "seduti", ho sbagliato allora ad andarmene, ma visto che invecchiando qualcosa si impara, ora resto, non preoccuparti non resto per dar fastidio a loro, anche se un pochino anche questo mi aiuta