martedì 8 luglio 2008

Non è un paese per giovani

Siamo governati da vecchi, e questo lo sappiamo. La nostra è una società bloccata, e questo lo sappiamo. Tuttavia, per evitare che le proposte dei giovani siano prese come pretesto che nasconde il fine di sostituirsi ai vecchi al potere, dobbiamo identificare e rendere esplicito cosa non va nella società oggi e cosa ci proponiamo (sono giovane da molti anni, ormai, e credo che lo sarò per sempre, anche senza la fonte dell'immortalità, contando sul fatto che ogni 5 anni la soglia dell'età adulta viene spostata di 5 anni!) di fare per modificare tali condizioni.

Nei concorsi universitari passa sempre l'affiliato al professore più forte o a cui "tocca", in politica la casta si riproduce per cooptazione, nelle pubbliche amministrazioni si entra per concorsi (o trucchetti) che non sono in grado di valutare il merito e per riuscire nelle imprese le idee contano meno degli appoggi.

Una società con tali caratteristiche non ha scampo nella competizione internazionale, ma soprattutto non è una società giusta. Ogni individuo dovrebbe essere giudicato per le proprie azioni e non per il colore della pelle, per la propria religione o… per le persone che conosce! Certo, non bisogna incorrere nell'eccesso opposto per cui le competenze tecniche superano tutto il resto. Mi spiego: un ricercatore eccezionale può non essere in grado di governare una struttura di ricerca o gestire un gruppo di lavoro e una persona che supera brillantemente un concorso per dirigenti della pubblica amministrazione può non essere in grado di relazionarsi positivamente con il personale. Che la struttura metta in atto una serie di strategie per "conoscere" i candidati ha una sua giustificazione, ma che un dottore meriti il posto di primario perché è iscritto ad un partito, questo mi sembra troppo!
Mi è capitato spesso di andare all'estero per lavoro e mi ha sempre fatto piacere (e un po' di invidia) vedere a capo di uffici, imprese, servizi, dipartimenti universitari, persone che non hanno ancora 40 anni.

Ovviamente i giovani non sono migliori dei vecchi, ed è chiaro che non tutti i giovani sono innovativi (mia moglie mi dice sempre che sono un tradizionalista!) ma un maggior numero di persone giovani nelle organizzazioni contribuirebbe a rendere le stesse organizzazioni più flessibili, più pronte al cambiamento e, in definitiva, più efficienti. Una società in cui fa strada solo chi è "amico di qualcuno" non avrà la capacità di abbandonare la strada vecchia per la nuova qualora questa diventi troppo impervia.

Ma ciò che più mi interessa ora è far notare come la presenza dei giovani debba essere considerata una misura della cessazione di perverse dinamiche di conservazione. Ciascuno tende a tenere i propri privilegi per sé, e coloro che hanno molti privilegi sono in generale vecchi. Se molti giovani entrassero nei meccanismi delle istituzioni forse vorrebbe dire che le istituzioni e le organizzazioni non sono fossilizzate su dinamiche interne di potere e potrebbero meglio perseguire i loro fini istituzionali. Il sindacato potrebbe occuparsi meno di come mantenere il proprio potere politico e più dei diritti dei lavoratori, i parlamentari potrebbero ricominciare a fare leggi per il bene pubblico e non per proteggere se stessi, e così via.

La "frattura" generazionale è uno degli elementi sui quali agire per perseguire il cambiamento. Altri ne analizzeremo… prossimamente, su questo blog!"

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