mercoledì 4 giugno 2008

Un problema in Comune

Ricordate le elezioni del 10 febbraio? Le primarie in cui mi ero candidata per far parte del coordinamento comunale? Alla fine pare che io non sia stata eletta, dico pare perchè nessuno ha ricevuto ancora la nomina ufficiale, quindi chissà mai! Non solo! Da allora sono passati ben 5 mesi in cui il coordinamento comunale non è mai stato convocato... e perchè? solo perchè la spartizione di potere è meno facile di quello che ci si aspettava.
Partiamo dall'inizio: la nomina di Scaramuzza a coordinatore provinciale ha sancito che visto che il livello provinciale era finito "in quota DS", quello comunale avrebbe dovuto finire "in quota Margherita". Agli ex Margherita rimaneva solo da mettersi d'accordo su chi. Per un partito che aveva avuto vita breve, la Margherita così come nella realtà quella vera, era caratterizzata da molti petali, molte correnti impossibili da stemperare in un unico progetto, così ecco spuntare i 4 candidati della Margherita a coordinatore comunale: Massimo Venturini, attuale presidente della Municipalità di Mestre Carpenedo, Claudio Borghello, consigliere comunale, Alessandro Maggioni, ex coordinatore della Lista Letta a Venezia tra le altre cose e Andrea Degan, il più giovane dei quattro, corrente dei popolari. Come se non bastasse emerge un altro personaggio dalle fila della Margherita, il prode Danilo Corrà, che a sorpresa osa autocandidarsi al ruolo di coordinatore comunale.
Intravedo una serie di incongruenze:
1. Scaramuzza cosa ne pensa del suo accreditamento in quota DS? Lui che aveva detto proprio a questo blog tra gli altri di voler essere il coordinatore di tutti, al di là delle quote? Lui non ha mai commentato su questo punto.
2. Alcuni ex DS sembrano assultamente sereni di fronte a questa spartizione di potere -uno a me uno a te- scandalizzati più dall'emergere di più di un candidato che dalla prospettiva di fare un'elezione con un solo candidato
3. il PD mi sembra francamente molto poco democratico in questo suo spartire e calmierare il passato con una vaga promessa di sistemare le cose per il futuro. Che fine hanno fatto tutti i discorsi sulle primarie, il coinvolgimento della gente nelle decisioni?

Ieri sera sono stata ad un incontro organizzato dal nostro circolo e tra le varie cose interessanti, ho sentito una frase che secondo me si può applicare alla politica più in generale: la cosa peggiore è vedere le persone cosiddette giovani nella politica dimostrare più reticenza al cambiamento e paura del mutare e dell'evolvere naturale dei sistemi e degli equilibri.

Resto inguaribilmente un'idealista, e credo che il progetto del PD fosse un grande progetto che ora ha paura di diventare ciò che potrebbe essere! Come pensiamo di poter dimostrare alla gente che il partito è un mezzo sociale necessario per rispondere nel pubblico alle esigenze di tutti, colmando la separazione tra pubblico e privato, quando perde ogni singola occasione di accreditare il pubblico (i politici e i rappresentanti in questi organi strutturali) di fronte agli occhi delle persone, in modo trasparente e chiaro?

Si avvicinano altre scadenze elettoriali, tipo elezione delle provincia, elezioni europee, per non parlare del dibattito sul post Cacciari che mi piacerebbe si facesse a livello ampio. Ho scritto in precedenza che al PD oggi manca un'idea di Italia e qualcuno ha commentato dicendo che si tratta si un'affermazione ideologica. La risposta è si! Perchè credo che non ci sia nulla di male nell'avere un'idea di comunità, di società, di vita in comune che coniughi pubblico e privato e non lasci, come scrive Bauman solo solitudine al cittadino. Vale per la politica nazionale, vale per la politica locale, vale in tutti i casi in cui dei sacrifici siano necessari! E' importante vedere la questione nella sua interezza per capire che a piccoli sacrifici individuali corrispondono benefici generali, che la paura, l'insicurezza non si vince mai da soli.

Comincio ad essere stufa di questo tentennare, di questo autoalimentarsi della politica, con sempre le stesse persone a scambiarsi delle poltrone che alla luce dei fatti contano solo per loro. Bisogna ribellarsi creativamente a questa lentezza vischiosa e chiedere che la votazione del comunale non sia solo confermativa, che si facciano le primarie per il presidente della Provincia, che si discuta del futuro di Mestre e Venezia e che anche in base a questo si scelga un sindaco!


4 commenti:

cuman ha detto...

ieri Caterina ci chiedevamo se le nostre posizioni fossero simili se i nostri obiettivi fossero eguali, oggi credo di poterti rispondere senza dubbio alcuno, sottoscrivendo parola per parola quello che hai scritto, abbia mo temperamenti diversi e quindi reazioni diverse, ma ti assicuro che gli obiettivi sono esattamenti ugali, troviamoci e troviamo altri che condividano questa spece di manifesto.

paolo

Unknown ha detto...

i problemi di metodo non si possono risolvere con la ideologia ma con la strategia: per quanto riguarda Mirano
1) è un fatto che non si sono fatte le primarie per il candidato sindaco
2) è un fatto che si è scelto di non apparentarsi con la Sinistra Arcobaleno
3) è un fatto che si è perso il comune
si può solo discutere sulla relazione causale fra questi fatti...
Siamo sicuri che la sociologia di Bauman aiuti ad uscire dall'impasse?

Caterina Cruciani ha detto...

Interessante commento, ho solo una precisazione da fare. Nella mia ottica quella che tu chiami "ideologia" è alla base delle mia strategia. Il disattendere principi identificati come basilari (fare le primarie per selezionare i candidati come base del metodo partecipativo del partito democratico) nel mio modo di vedere non è solo un venire meno ad un"patto" sociale tra "dirigenti" e "base" ma soprattutto il sintomo di uno scollamento più profondo tra sistemi di valori. Per come la vedo io, il dirigente di partito disattende le promesse fatte perchè può farlo e può perchè non esiste una base comune di senso tra questo e la base che dovrebbe rappresentare attraverso cui questa possa rivalersi, un sistema di norme (in senso etico o morale che dir si voglia)a cui appellarsi. L'unica ribellione resta il non voto o il voto ad un altro candidato. Andando sul caso specifico: è un dato di fatto che si stia individuando in Zoggia il candidato per le provinciali, ed è altrettanto evidente che questo violi il principio (se posso considerarlo tale) delle primarie.

Il fascino che esercita su di me la possibilità di fare (o dovrei dire di parlare di) politica è proprio questo: trovare un nuovo strumento che colleghi le diverse parti della struttura organizzativa del partito, che vedo come luogo di interpretazione della realtà in senso collettivo. Mi aggrappo alla necessità di un'idea di società, di un'idea di partito perchè vedo entrambe queste cose come necessarie per costruire un sistema di regole che sia riconosciuto dalle parti, dalla base così come da coloro (che sono e saranno sempre meno della base) che ci amministrano e governano. Un sistema di valori con cui scegliere i metodi e a cui ricorrere se necessario. A cui fare riferimento.

In quest'ottica non si fanno le primarie perchè la base non ha i mezzi per poterle chiedere davvero (al momento). Mi metto a parlare di senso perchè lo vedo come meccanismo aggregatore di un numero sufficiente di persone per reinventare un legame forte con i dirigenti e poter chiedere, ma soprattutto avere la possibilità di ottenere.
In questo la sociologia di Bauman mi dà spunti interessanti, non certo soluzioni (il che non la rende meno utile come lettura)

Come può esistere una strategia senza obiettivo? A me interessa sapere qual'è il tuo obiettivo per capire se è simile al mio, la strategia resta necessariamente un aspetto collettivo per il quale bisogna prima radunare delle forze. Al momento non so come trovare le persone che insieme a me vogliano combattere questa battaglia e quindi mi rifaccio al senso e all'interesse che spero di suscitare con questo tipo di ragionamento (che forse funziona solo con me)per far capire alla gente che senza un progetto alle spalle nessun insieme di regole può superare la prova dei fatti! Mi fa piacere che ci si confronti in questo luogo perchè è quello che ho sempre sperato succedesse.
In quest'ottica i metodi possibili, quelle che tu chiami strategie, possono essere diversi ma se l'obiettivo è lo stesso siamo un passo più vicini a costruire una strategia comune.

Unknown ha detto...

Prendiamo la vecchia DC (io non sono mai stato democristiano): si pretendeva un consenso su alcuni ideali che, a cascata avrebbe dovuto generare un buon governo.
Ciò, soprattutto negli ultimi anni non è avvenuto. E' il problema della distanza fra l'intenzione e l'azione, fra l'insegna e la bottega che, secondo me, non si può risolvere rinnovando l'intenzione o lucidando l'insegna.
E' fondamentale l'azione: il blog è azione.