lunedì 4 febbraio 2008

Perchè è giusto indignarsi

Chi come me oggi passerà la sua pausa pranzo davanti al computer non dovrebbe cercare altre fonti di stress, ma per una volta mi piace indignarmi anche col boccone in gola.
Vorrei commentare brevemente un documento portato all'attenzione della cronaca negli ultimi giorni, presentato ad un convegno medico in occasione della Giornata della Vita, firmato dai direttori delle cliniche di Ostetricia e Ginecologia di tutte e quattro le facoltà di Medicina delle università romane: La Sapienza, Tor Vergata, la Cattolica e il Campus Biomedico.
In questo documento si legge come un neonato estremamente prematuro (prima della 24 settimana) debba essere trattato come un qualunque altro paziente in condizioni di rischio, anche quando un feto nasce vivo da un'operazione di interruzione di gravidanza e "anche se la madre è contraria, perché prevale l'interesse del neonato".
Leggo oggi su Repubblica come un feto prima della 24 settimana non abbia nemmeno il sistema nervoso centrale completamente formato, per cui anche se la rianimazione finisse per essere efficace sarebbe condannato a vivere con danni neurologici serissimi.
Oltre agli argomenti medici mi chiedo come si possa pensare di estromettere la madre da una decisione così grave, dandole una mera funzione di scatola magica produttrice di feti, e non madre di figli! Mi rincuora sapere che il documento non è condiviso dalla comunità medica, mi rincuora davvero, ma resto davvero sconcertata di fronte al modo in cui la società si interroga sulla maternità. Aspetto con fiducia il parere del Consiglio Superiore di Sanità, interrogato dal nostro Ministro Livia Turco, a cui va tutta la mia stima per il modo intelligente, pacato ma fermo con cui sta difendendo una legge che lei giustamente definisce "lungimirante" e che non ha fatto che diminuire il numero di aborti in Italia.
Per restare in tema vi rimando ad una piccola rassegna sulla moratoria dell'aborto su donnealtri.it
Caro Ministro Turco, anch'io come lei voglio avere fisucia nelle donne e nella loro lungimiranza. Facciamoci sentire!

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