venerdì 29 febbraio 2008

Arriva Veltroni e...

Manca poco più di una settimana all'arrivo del bus di Veltroni in Veneto e in particolare qui nella nostra zona. A causa delle incombenze strutturali la nostra parte della campagna elettorale non è ancora cominciata, e se ho visto molti manifesti in giro, non ho visto nè sentito alcuna proposta su come diffondere e discutere il programma, come coinvolgere i "reticenti" al voto o in generale come parlare con la gente di PD. Unica iniziativa di cui sono a conoscenza è una serie di incontri itineranti a cura di un gruppo di costituenti nazionali della Provincia su vari temi. Il primo appuntamento è mercoledì 5 per parlare di ecologia e si terrà a Venezia nella sala S.Leonardo alle 17.30. (spero di non aver riportato dettagli scorretti, se si vi prego di farmelo sapere!!)
Scopo di questi incontri è discutere insieme il programma e capire come declinarlo rispetto alle necessità e al sentire locali.

Questo incontro, che per altro trovo ammirevole, mi ha fatto venire voglia di lanciare un tema che nella mia breve esperienza è stato causa di numerosi dibattiti: la rivoluzione dei tempi della politica. Un discorso serio su questo argomento parte dall'analisi degli obiettivi ultimi del PD: se si vuole essere un partito forte e radicato bisogna riuscire a raggiungere ed invogliare anche quelle fasce che ora sono lontane dall'offerta politica. E non penso solo ai giovani, ma soprattutto ai lavoratori dipendenti privati e ai liberi professionisti, che insieme agli artigiani e agli imprenditori sono una delle categorie più rilevanti a livello di economia locale. L'esercizio della politica attiva deve poter essere in una certa misura coerente con lo svolgersi di una professione complessa, proprio per le relazioni biunivoche che si possono costituire tra i due piani di esperienza e tra gruppi diversi di portatori di interesse: competenze professionali e attività politica insieme per la costruzione collettiva di un senso e di un obiettivo per l'economia e la società.
Rivoluzionare i tempi della politica permetterebbe poi una partecipazione più massiccia di coloro che hanno una famiglia, donne e uomini, ma anche di offrire concretamente la possibilità di formazione politica, che dovrebbe essere un obiettivo primario del PD, soprattutto in questa fase di rissosa antipolitica. La formazione per essere efficace, secondo me, non deve essere limitata a specifici gruppi chiusi, ma dovrebbe nascere e svilupparsi dalla commistione di idee, esperienze e generazioni diverse.

Diverse categorie della popolazione sono lontane dalla politica attiva e ripensare ai tempi della politica non è certo la panacea di tutti i mali.
Resto convinta però che organizzare l'esercizio della politica dentro la società (permettendo a tutti di accederci) invece che sopra possa essere infinitamente più produttivo per recuperare alcuni valori civili e politici che sono alla base della nostra democrazia.

3 commenti:

cuman ha detto...

come vedi il vecchio Paolo non demorde, anche perchè al contrario di altri sono poco occupato in "autopromozioni" comunque sono daccordo con te tanto per cambiare, sia sulla carenza di iniziative (a proposito aderisci al circolo online che stiamo lanciado?) trappa gente sta lavorando per posizionarsi personalmente e non si preoccupa di fare campagna per il Partito. ed anche sono daccordo sul coinvolgimento di altre acategorie, il problema è che il lavoratore in prprio il piccolo professionista, hanno tempi diversi da quelli della politica, tempi studiati sulla pubblica amministrazione, daltra parte la maggior parte del personale politico e da li che proviene, o no? bisogna pensare ad altre cose che non siano convegni, incontri, ecc altri sono i limguaggi in uso, se noi invitiamo un piccolo o medio imprenditore ad una delle nostre asseble, credimi ne esce pazzo, lo dico per esperienza e conoscenza, lgi unici che ci stanno sono quelli che bontà loro di politica già si intersssano (magari per appalti e quant'altro), lgi altri restano fuori a lagnarsi a borbottare e a non fare.
putroppo non ho soluzioni ne proposte mi piacerebbe trovare qualcuno con cui confrotarmi e cercare delle soluzioni, una potrebbe essere quella di Internet, spostare una parte della propaganda, ma sopratutto una parte dello sforzo creativo e propositivo , nella rete, non parlo di blog o mail parlo di creare un vero e proprio laboratorio di idee, li forse anche elementi che non c'azzeccano (dipietranamente) con la politica potrebbero trovare spazio

ciao paolo

cuman ha detto...

come vedi il vecchio Paolo non demorde, anche perchè al contrario di altri sono poco occupato in "autopromozioni" comunque sono daccordo con te tanto per cambiare, sia sulla carenza di iniziative (a proposito aderisci al circolo online che stiamo lanciado?) trappa gente sta lavorando per posizionarsi personalmente e non si preoccupa di fare campagna per il Partito. ed anche sono daccordo sul coinvolgimento di altre acategorie, il problema è che il lavoratore in prprio il piccolo professionista, hanno tempi diversi da quelli della politica, tempi studiati sulla pubblica amministrazione, daltra parte la maggior parte del personale politico e da li che proviene, o no? bisogna pensare ad altre cose che non siano convegni, incontri, ecc altri sono i limguaggi in uso, se noi invitiamo un piccolo o medio imprenditore ad una delle nostre asseble, credimi ne esce pazzo, lo dico per esperienza e conoscenza, lgi unici che ci stanno sono quelli che bontà loro di politica già si intersssano (magari per appalti e quant'altro), lgi altri restano fuori a lagnarsi a borbottare e a non fare.
putroppo non ho soluzioni ne proposte mi piacerebbe trovare qualcuno con cui confrotarmi e cercare delle soluzioni, una potrebbe essere quella di Internet, spostare una parte della propaganda, ma sopratutto una parte dello sforzo creativo e propositivo , nella rete, non parlo di blog o mail parlo di creare un vero e proprio laboratorio di idee, li forse anche elementi che non c'azzeccano (dipietranamente) con la politica potrebbero trovare spazio

ciao paolo

Anonimo ha detto...

Devo dire che credevo di essere il solo a percepire il problema della scollatura temporale tra gli attivisti del settore pubblico e quelli del settore privato e invece pare una tematica di estrema attualità!
Proprio la scorsa settimana ho invitato alcuni amici e conoscenti operanti nel settore privato ad aderire attivamente al PD e per tutta risposta mi sono sorbito un rimprovero sugli gli "orari politici" a volte anacronistici, orari che di fatto causano una loro forzata esclusione.
"Ma come faccio a partecipare ad una riunione o conferenza se la mettono in calendario alle 18:00?? Per portare a casa uno stipendio decente, data la mia condizione di professionista (e quindi implicitamente di "precario"), lavoro senza orario fisso e spesso arrivo a casa alle sette e mezza di sera; mica ho le 36 ore io!!"(archeologo in uno studio privato e docente a contratto).
Credo che l’affermazione citata, una fra tante, nella sua semplicità e chiarezza sia ineccepibile da chiunque e incontra il mio totale consenso.
Credo altresì sia unanimemente riconosciuto che i lavoratori del settore privato, in quanto cittadini come gli altri e costituenti circa l’85% del totale degli occupati in Italia, abbiano diritto di essere rappresentati al pari di quelli pubblici.
Le problematiche afferenti i lavoratori privati non sono nella sostanza dissimili da quelle degli altri cittadini, ma per certo hanno delle sfumature differenti delle quali è assolutamente doveroso tenere conto.
Un esempio su tutti: venerdì 29 febbraio 2008, Hotel Ai Pini, conferenza “Smog, traffico e diritto alla salute”. Tra i tanti interventi di buon senso effettuati, ho assistito ad alcuni che presupponevano una totale ignoranza dello stile di vita della maggior parte delle persone e soprattutto dei lavoratori di quel famoso Nord-Est che tira. "Chiudiamo la tangenziale…", "Impediamo il transito ai non residenti nel comune di Venezia…", "La gente prende l’auto per partito preso invece di prendere il treno…". E giù batter di mani (non io). Le persone che proponevano queste soluzioni non si rendono conto del fatto che non tutti lavorano in comune, in provincia in regione o in qualsiasi altro ufficio pubblico, cosa che solitamente comporta esigenze di mobilità molto limitate. Stando alla relatà a me vicina, la maggior parte dei miei conoscenti lavora nel settore privato e di questi quelli che hanno la fortuna di avere il posto di lavoro vicino a casa e un impiego fondamentalmente statico sono forse un decimo del totale; gli altri percorrono distanze di numerosi chilometri per raggiungere il posto di lavoro o perché svolgono attività di tipo tecnico/commerciale. Come si può pensare di proporre soluzioni così drastiche e insensate e che non tengono conto delle esigenze di una considerevole parte di partecipazione? Per evitare ciò è necessario ottenere il contributo anche di quelle persone che attualmente sono forzatamente escluse dall’impegno politico, le stesse persone che a volte non votano perché non si sentono adeguatamente rappresentate.
La tipologia di impiego è cambiata, la modalità di impiego è cambiata, la fruizione della giornata lavorativa è cambiata!
Sono convinto che per quanto possibile bisogni coinvolgere più persone possibili, ascoltare le esigenze di cittadini provenienti da diverse categorie sociali e lavorative, in una parola AMPLIARE l'opportunità di partecipazione e non restringerla ponendo in agenda incontri con modalità, orari o location votati alla desistenza dei cittadini.
Benvenga l’utilizzo di posta elettronica, blog e quant’altro la tecnologia ci metta a disposizione per facilitare la comunicazione; benvengano incontri previsti in orari per quanto possibili adeguati ai mutati stili di vita di buona parte della popolazione attiva.
La politica non ha orari, talvolta sento dire, ma a me sembra che questo valga solo per alcune categorie di cittadini.
Coinvolgiamo, ampliamo, estendiamo! Saranno risorse in più per il paese.