mercoledì 2 aprile 2008

Evidenza o impressione?

Ieri sera mi sono persa la conferenza stampa in cui Veltroni e "il suo principale avversario" non si sono incontrati, a differenza di quello che sarebbe successo in un qualunque altro paese civile e democratico a poco più di due settimane dalle elezioni. I giornali non risparmiamo una cronaca dettagliatissima dell'accaduto (incluse le cravatte fortunatamente diverse dei due candidati...) da cui è possibile trarre una serie di considerazioni che spero siano evidenti a tutti. Veltroni parla di emergenza del precariato e Berlusconi la riduce ad un "allarme della sinistra". Veltroni parla di come per i giovani il futuro sia carico di angoscia e incertezza, mentre Berlusconi ridimensiona i numeri del precariato, come a dire che se sono pochi non è un problema.
Credo che Veltroni risponda al problema del precario in modo molto più inclusivo e complessivo, e parlo da precaria. Ridurre la mancanza di un lavoro a tempo indeterminato ad un rito di passaggio necessario, dal quale riscattarsi con le proprie forze (à la Berlusconi, per capirci) è una visione da mondo dei lupi che non condivido. La mancanza di prospettiva e stabilità non è una condizione solo lavorativa, ma influenza il modo di guardare alla società e al proprio futuro. Essere precari fino ai 40 anni, sentirsi, anche al di là del ragionevole, sull'orlo del baratro della disoccupazione, è uno stress che dovremo combattere con il cinismo della vittoria del più forte, del più squalo, del più arrivista? Dovremo stringere i denti e tirare avanti per poi arrivare al fantomatico posto fisso e dimenticare il decennio buio?
Io non credo.
Un interessantissimo libro che ho letto, dal titolo L'epoca delle passioni tristi, parla di come il futuro sia diventato angosciante e crudele per le nuove generazioni, che sentono di doversi preparare a essere forti per sopravvivere in un mondo incerto. Umberto Galimberti, nel suo commento al libro plaude alla comprensione di questo stato d'animo della società, che è talmente diverso dall'ottimismo pieno di speranza del futuro che avevano i nostri genitori. Chiaramente il libro dice molte altre cose e infinitamente meglio di come le ho scritte, ma mi conforta vedere che il candidato premier del mio partito, il PD, il candidato per il quale faccio campagna ogni weekend e dopo il lavoro, non si fermi alla superficie del problema, ma abbia capito che è la dimensione di angoscia e ineluttabilità delle difficoltà (precariato, mobbing, ecc) che deve essere risolta, rinnovando il mercato del lavoro (non solo riducendo il numero dei precari, ma anche valorizzando il significato della flessibilità, lavorando soprattutto sull'inclusione delle donne nel mercato del lavoro ecc ecc) e accendando la sfida più grande: ridare speranza a chi, paradossalmente a trent'anni, non pensa di averne più!

1 commento:

cuman ha detto...

non so il libro, ma il titolo è stupendo, perfetto, e mi spiace per voi giovani che non avete provato altre passioni, passioni vere, reali, convite, ci sono stati momenti in cui il mondo ci sembrava veramente ad un bivio in cui si poteva cambiare la storia, momenti passati, momenti anche di sconfitta, ma li ricordo ancora e talvolta sono ancora quelli che mi danno forza, fatasia, e la mia proverbiale incoscenza, a voi giovani sono rimaste solo passioni tristi, mi auguro che questo cambi, per voi e anche un po per me, e per i "vecchi sognatori" come me.

ciao e buona campagna

paolo