martedì 13 novembre 2007

A Vicenza ho visto democrazia, non correnti.

All'indomani dell'assemblea costituente regionale alcuni giornali hanno scritto di spaccatura sulle modalità di elezione / designazione dei coordinatori provinciali, annunciando la nascita delle correnti nel PD veneto.
Allo stesso modo, alcuni esponenti politici hanno sostenuto che "bindiani" e "veltroniani di sinistra", proponendo un diverso ordine del giorno e insistendo perché si andasse a votazione, abbiano voluto contarsi e segnalare la propria esistenza.
A mio parere, tali analisi non sono corrette e non colgono il punto.
La realtà è che a Vicenza, diversamente che alla costituente nazionale di Milano, abbiamo vissuto un importante momento di democrazia interna al partito: chi ha chiesto la parola l'ha avuta, chi ha voluto proporre ordini del giorno li ha proposti, c'è stato confronto dialettico, c'è stata votazione con conta dei voti.
L'esistenza di posizioni diverse su qualche argomento non è causa / effetto di spaccature nel partito (anche perché ciò significherebbe che la proposta "ufficiale" dovrebbe essere sempre l'unica da prendere in considerazione, alla faccia della democrazia), è invece segno di pluralismo, di desiderio di partecipare alla costruzione di un soggetto politico nuovo e di impegno affinché il partito cresca nel confronto aperto tra idee.
Sicuramente è giusto cercare, quando possibile, una mediazione (si spera sempre alta) tra posizioni differenti, così come è giusto votare quando non si riesce a raggiungere una soluzione condivisa.
Mi auguro che mai, nel PD, ci sia la paura del confronto, anche duro, su proposte differenti.
Anche perché il confronto non può essere la causa del correntismo, la cui nascita potrebbe invece essere stimolata, se non determinata, dalla formazione di organismi e commissioni con il metodo Cencelli, che auspico non venga mai (più) utilizzato nel PD.

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